I mirtilli sono conosciuti da tutti come un alimento antinfiammatorio, salito alla ribalta soprattutto per la sua capacità di contrastare la cistite ed alleviarne i sintomi. Si tratta in effetti di un frutto dall’altra concentrazione di vitamine e minerali, tra cui le vitamine A ed E, noti antiossidanti, e vitamina D, indispensabile nel controllo degli stati infiammatori nel corpo, alle funzioni cerebrali e alla costituzione e al mantenimento dello scheletro. La carenza di vitamina D è stata associata anche a numerose patologie come l’Alzheimer, la sclerosi multipla, l’asma, il diabete e l’infarto.
Basterebbe questo a considerare il mirtillo un valido integratore, ma i suoi benefici non si fermano qui. I mirtilli apportano numerosi minerali come potassio, magnesio e fosforo, oltre ad acido folico e acidi organici (idrossibenzoici e idrossicinnamico). Tra i suoi antiossidanti spiccano i polifenoli e i flavonoidi, presenti sia come flavonoli, flavanoli e antociani. Di questi ultimi nei mirtilli ne troviamo addirittura 5 tipi differenti, tutte con forte proprietà antiossidanti in grado di contrastare lo stress ossidativo, l’invecchiamento cellulare ed agire in maniera preventiva contro numerose patologie cancerose.
Anche se il succo di mirtilli è particolarmente comodo e disponibile tutto l’anno, è sempre preferibile il consumo di frutti freschi. Se optate per il succo, considerate che pur garantendo una maggiore concentrazione di polifenoli, sono però ricchi di zuccheri e poveri di fibre. Inoltre spesso i succhi in commercio sono costituiti per lo più di acqua e zucchero, e il vero succo di mirtillo ha un costo notevole, benché valga del tutto l’investimento. Il consumo ideale sarebbe pari ad una tazza riempita per un terzo di mirtilli, al giorno. I mirtilli hanno effetti cardioprotettivi e stimolanti sul funzionamento della mente umana e la memoria. Sono validi vasoprotettori e contribuiscono a regolare il metabolismo del glucosio. Inoltre sono provati i loro effetti anti-infiammatori, riuscendo ad agire direttamente sui biomarcatori responsabili dell’accendersi dell’infiammazione. E’ oggetto di studio anche il loro benefico effetto sul microbiota del colon.
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