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Combattere gli sprechi a tavola è sempre più urgente, a maggior ragione in questi ultimi mesi in cui il lockdown ci ha costretti e trascorrere più tempo tra le mura domestiche, facendo emergere nuove abitudini in fatto di consumi alimentari. Accanto alla “rivoluzione digitale” che il Covid-19 ha innescato, si è determinato, infatti, un aumento dei consumi casalinghi che in alcuni Stati dell’UE arriva addirittura al 18% a fronte di un crollo del 21% di quelli fuori casa, per ovvie ragioni. Un trend che sembra confermarsi anche per il 2021 per via del telelavoro che determinerà una crescita dei pasti consumati in casa di un ulteriore 7-9%. Questo è lo scenario prospettato dalla conferenza organizzata dalla Commissione Europea che si è tenuta, in streaming, il 16 e 17 dicembre 2020 dal titolo EU 2020 Agricoltural Outlook.
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Anche numero delle volte in cui ci si reca al supermercato è calato, dal momento che i consumatori puntano a fare una “spesa grossa”. Tutto questo però determina spesso anche una serie di errori nella gestione e nella conservazione degli alimenti, che ha come conseguenza lo spreco non solo alimentare, ma anche economico. Proprio su questo aspetto, Samsung, l’azienda multinazionale dell’elettronica, ha condotto una ricerca europea che mostra come a finire nel “cestino” non sia soltanto la questione della sostenibilità ambientale: ciò che si butta via infatti ha anche un grosso impatto sull’economia familiare e stiamo parlando di migliaia di euro all’anno per ciascun nucleo. Ma come si classifica l’Italia? Quali sono i cibi che rischiano maggiormente di essere buttati?
In occasione dell’8^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, abbiamo deciso di tornare sull’argomento e approfondirlo attraverso i dati Samsung e i risultati della ricerca.
Spreco alimentare: i dati Samsung e le possibili soluzioni
Pubblicata il 16 dicembre 2020, la ricerca europea di Samsung è stata condotta su un campione di circa 20.000 persone distribuite in 11 Paesi dell’UE, e ha rivelato come lo spreco alimentare sia ancora una questione ben lontana dall’essere risolta. Al primo posto come paese a più elevato tasso di sprechi si classifica la Svizzera, seguita da Norvegia, Italia e Francia. Una medaglia di bronzo che non ci fa brillare, quella che si è guadagnata il nostro Belpaese: stando alla ricerca, pare che addirittura il 59% del cibo acquistato dagli italiani ogni settimana finisca nel cestino senza essere consumato. Un dato davvero preoccupante, a dimostrazione che si tratta di un’abitudine diffusa e ben radicata, come avevamo osservato anche quando vi abbiamo raccontato di quanto vale lo spreco alimentare in Italia. L’impatto non è soltanto a livello della sostenibilità, ma anche economico: come avevamo visto nell’articolo sopra citato, nel 2019 le stime valutavano che lo spreco alimentare nel nostro Paese valesse ben 15 miliardi di euro, pari all’1% del PIL. Secondo Samsung, a livello micro invece, questa percentuale di alimenti cestinati varrebbe ogni settimana circa 98 euro e, ogni anno, la bellezza di 5.108 euro per famiglia.
Quali sono i cibi ad alto rischio di spreco?
Sono numeri che fanno riflettere, quelli riportati da Samsung, su quanta strada ci sia ancora da fare e su quanto sia fondamentale agire subito per una migliore gestione e conservazione degli alimenti. Tra quelli a più alto rischio di spreco c’è, ovviamente, la verdura: circa il 70% viene infatti cestinato. Anche la frutta rischia di finire nel cestino: oltre la metà – il 52% – non viene consumata, e questo perché “la maggior parte delle persone conserva pere (59%), mele (71%) e arance (68%) in modo non corretto, riponendole in una fruttiera sul tavolo o in dispensa, quando in frigorifero si conserverebbero più a lungo”, si legge nella ricerca.
Sorprende, però, il primo posto nella categoria di cibi più sprecati. I dati hanno dimostrato che il 70% dei piatti pronti – una tipologia di prodotti mediamente più costosa rispetto ad altri, e che nascono per durare a lungo perché conservati in congelatore – vengano invece buttati. La ragione? A quanto pare, la colpa è da imputare sempre a una conservazione scorretta: la maggior parte delle persone li conserva in frigorifero anziché nel freezer, occupando spazio prezioso che potrebbe essere destinato ad altri alimenti, finendo poi per non essere consumati. Un triste destino che colpisce anche salse e condimenti, di cui sempre il 67% viene sprecato, seguito dai dessert (64%) e dolci e cioccolato (63%), pane (55%), prodotti secchi (55%) e così via.
Le ragioni dello spreco alimentare: perché buttiamo il cibo?
Visti i numeri, la domanda è lecita: quali sono le motivazioni che portano a buttare così tanto cibo? Oltre a alla scorretta conservazione degli alimenti, le risposte emerse dall’indagine sono:
- una mancata pianificazione dei pasti prima di fare la spesa, che ha riguardato circa il 35% degli intervistati;
- il non controllo della data di scadenza (il 30% degli intervistati);
- la dimenticanza di ciò che si ha nel proprio frigorifero, perché troppo pieno o perché gli alimenti non sono disposti adeguatamente (26% degli intervistati).
Facendo l’esempio di salse e condimenti, il motivo degli sprechi potrebbe essere per due ragioni. Di cui l’esempio del ketchup risulta esemplificativo: “molti non sanno dove conservarlo, con un solo 15% degli intervistati che lo tiene correttamente in frigorifero. In realtà il ketchup può essere riposto in un armadio o dispensa quando ancora sigillato, mentre va conservato in frigorifero una volta aperto. Salse e condimenti pagano anche il fatto di essere spesso posizionati in luoghi poco visibili, fatto che si traduce nell’acquisto di ‘doppioni’ che inevitabilmente producono sprechi”.
Tanto cibo buttato, insomma. Ma quanti italiani ne sono consapevoli? Stando alla ricerca, circa il 75% degli italiani si sente in colpa per la quantità di rifiuti prodotti e tre su cinque sono diventati più attenti su questo tema. Ma il problema resta, perché a quanto pare soltanto il 63% dichiara di avere un piano per affrontare e cercare di risolvere il problema all’interno delle mura domestiche.
Una corretta organizzazione e conservazione: i consigli per combattere gli sprechi (e risparmiare)
Come abbiamo potuto osservare, uno dei problemi principali sta in una scorretta gestione e conservazione degli alimenti: il 74% degli italiani intervistati ritiene infatti che un sistema di organizzazione migliore aiuterebbe senz’altro a sprecare di meno. Oltre quindi a una spesa amica dell’ambiente e a migliore pianificazione dei pasti, una volta arrivati a casa è proprio il frigorifero a venirci incontro e a dimostrarsi un valido alleato nella lotta contro gli sprechi alimentari.
A questo proposito, Samsung ha stilato una lista di alcuni prodotti freschi comunemente utilizzati e a più alto rischio di spreco, indicando dove andrebbero conservati, se in frigorifero o fuori. Ad esempio, arance, pere, mele, prugne, uva, aglio, cipolla e verdura in generale sono conservate scorrettamente fuori dal freezer, arrivando così a gettare addirittura il 19% delle cipolle o il 16% delle prugne.
È dunque fondamentale ricordarsi che non tutti i cibi sono uguali: “alcuni tipi, come l’avocado, le pesche e il melone, dovrebbero essere tenuti fuori dal frigorifero fino al completamento della maturazione, ma riposti all’interno una volta maturi per evitare sprechi”.
Uno strumento utilissimo, sempre riportato da Samsung, è quello di consultare il WRAP’s A-Z of food storage guide: si tratta di una sorta di database – in lingua inglese – in cui si possono cercare, dalla A alla Z appunto, tantissimi alimenti, trovando tutte le indicazioni sul giusto luogo di conservazione e i perfino consigli su come trattarli.
Oltre a questo, nella ricerca sono riportati alcuni consigli per sprecare di meno e conservare meglio i propri cibi in frigorifero. La tecnologia ci viene senz’altro in aiuto, e per il futuro si potrebbe optare per l’acquisto di un frigorifero “intelligente”, che, a seconda del modello, può essere personalizzato in base alle proprie esigenze, che ci ricorda cosa abbiamo dentro e cosa sta per scadere, ad esempio. Sempre a proposito di frigorifero, Samsung ricorda che sono fondamentali due aspetti, temperatura e umidità: la prima deve essere uniforme e in questo senso sarebbe meglio scegliere per un frigorifero No Frost per fare in modo che il cibo rimanga fresco a lungo; anche la seconda andrebbe regolata in base agli alimenti, in particolare bisognerebbe utilizzare i cassetti che permettono di regolare le impostazioni a seconda di ciò che ci si mette dentro. Infine, ricordarsi che ogni prodotto dovrebbe occupare un posto preciso all’interno del frigorifero: ad esempio, “è consigliabile conservare sempre la carne cruda, il pollame e il pesce sul ripiano inferiore del frigorifero e tenerli incartati: in questo modo si eviterà che gli odori degli alimenti si diffondano e che i liquidi gocciolino, creando il rischio di contaminazione crociata e causando ulteriori sprechi”.
Voi come vi comportate con gli sprechi alimentari? Quali soluzioni adottate per sprecare di meno?
L’articolo Lo spreco alimentare costa oltre 5.000€ all’anno alle famiglie italiane. La ricerca europea Samsung sembra essere il primo su Giornale del cibo.