Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), le donne hanno in mano la produzione agricola mondiale. Non solo, sono sempre le donne a contribuire in modo significativo alla sicurezza alimentare, alla gestione del territorio e delle risorse naturali. Tuttavia, hanno minore accesso al credito, ai mercati, ai ruoli decisionali, tanto che le Nazioni Unite denunciano come “a livello globale, con poche eccezioni, tutti gli indicatori di genere e di sviluppo per i quali sono disponibili dati, rivelano che le donne nelle aree rurali vivono in modo sproporzionato in condizioni di povertà, esclusione e subiscono maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici rispetto agli uomini”.
Ti potrebbe interessare anche:
Questa fotografia rispecchia fedelmente la situazione di molti villaggi agricoli dell’Africa e dell’Asia, ma cosa succede alle nostre latitudini? L’agroalimentare italiano è il più importante al mondo: vale, infatti, 538 miliardi e rappresenta il 25% del Pil nazionale (dati Coldiretti 2020) ed è un settore prezioso sia in termini economici, sia per il matrimonio di saperi, cultura e qualità di cui è portatore, anche grazie alle donne, sempre più protagoniste, lungo tutta la filiera. Qual è, quindi, il punto di osservazione femminile su questo comparto? Ne ho parlato con Alessandra Ravaioli, Presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta (Ass.Don.O.).
Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta: intervista alla Presidente Alessandra Ravaioli
L’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta è un’organizzazione no-profit che associa imprenditrici e operatrici dell’intera filiera ortofrutticola, dal vivaio alla produzione e lavorazione, fino al confezionamento e alla distribuzione. Mi verrebbe da dire un’associazione femminile e plurale, unica nel suo “genere”: “L’idea di fare squadra è nata nel 2017 quando, insieme ad altre donne, abbiamo deciso di condividere un progetto che era in cantiere da tempo per dare una visione al femminile del mondo dell’ortofrutta, che è pieno di contraddizioni” racconta la Presidente.
Un appello che è stato raccolto con grande entusiasmo da un gruppo iniziale di fondatrici: “con il pragmatismo tipico delle donne, abbiamo realizzato in pochissimo tempo e con un confronto avvenuto tutto online, un logo e uno Statuto. È stato un periodo di grande fermento e creatività, poi la nostra Associazione ha avuto la fortuna di essere tenuta a battesimo dall’Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Simona Caselli, diventata la nostra prima socia onoraria”.
Nel contesto italiano dell’ortofrutta il ruolo delle donne non è certo minoritario, infatti Alessandra Ravaioli sottolinea che “il settore è rappresentato per il 70% da donne, tanto che esiste la categoria ‘le donne’, che nella linea di lavorazione dell’ortofrutta indica l’attività di selezione dei prodotti e, quindi, della loro qualità, per cui è un passaggio fondamentale”. Purtroppo però le figure femminili nelle posizioni più alte e decisionali sono rare, anche se le cose stanno cambiando: “ultimamente stanno crescendo le imprenditrici, titolari di imprese agricole e stanno lavorando molto bene, ad esempio nel mondo del vino, però, non abbiamo voce in capitolo nei vertici istituzionali”.
Anche per questo è nata l’Associazione, il cui impegno è ben riassunto nei 15 temi chiave che ne descrivono le priorità. Alcuni di questi, in particolare, raccontano la loro visione del settore e sono un vero e proprio manifesto, ad esempio:
- le pari opportunità e l’attenzione alle cause sociali che riguardano le donne;
- la capacità di trasferire i valori dell’ortofrutta ai più giovani;
- la tutela del territorio e della tradizione;
- l’attenzione all’innovazione nel settore;
- la difesa dell’ambiente, biodiversità e sostenibilità.
Tematiche sostanziali, condivise anche in numerose iniziative, come l’importante World Wide Women Convention, il primo incontro mondiale delle Donne dell’Ortofrutta, organizzato dall’associazione italiana a maggio 2019 a Rimini, dove è stato firmato un manifesto di azioni comuni insieme a donne dello Zambia, degli Usa e della Nuova Zelanda.
La campagna #lortofruttachevorrei
Nel segno di questo impegno, le donne dell’ortofrutta italiane si fanno promotrici di momenti di confronto, come l’incontro online dedicato all’empowerment femminile di marzo 2021, e di iniziative di solidarietà, come “Donne Per(il)bene “, progetto realizzato per sostenere la ricerca e la cura dei tumori femminili, in collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi.
Recentemente, hanno voluto far sentire la propria voce cogliendo l’importante occasione del 2021, dichiarato dalla FAO anno internazionale della frutta e della verdura (AIFV 2021): “a gennaio abbiamo lanciato l’hashtag #lortofruttachevorrei, una campagna diventata virale grazie ai profili social di molte socie che hanno messo in evidenza aspetti che non vengono mai detti, ad esempio, sottolineando l’importanza del gusto e di quanto la frutta e la verdura italiane siano e debbano essere buone: da tutti i punti di vista, compresi trasparenza e filiera etica, che stanno molto a cuore alle nostre socie. Abbiamo inoltre chiesto maggiore aggregazione al comparto, perché bisogna stare insieme e fare azioni comuni, oltre a comunicare di più, mettendoci la faccia per raccontare i prodotti”. L’iniziativa #lortofruttachevorrei, quindi, ha ribadito che la voce delle donne va ascoltata, anche in questo settore, “perché abbiamo idee e competenze”.
Oggi più che mai c’è bisogno di metterle in campo, considerando il contesto attuale: da un lato ci sono le opportunità di rilancio del post Covid-19 e dell’AIFV 2021, dall’altro c’è una situazione drammatica, a livello globale, con cui bisogna fare i conti, come conferma anche la Presidente dell’Ass.Don.O. “È un momento particolare, che si riscontra anche nei trend di consumo. Penso che ci sia un pericolo, ovvero che la minore capacità di spesa delle persone a causa delle conseguenze economiche della pandemia, insieme a una minore consapevolezza e a un senso di esasperazione, legato alla cosiddetta ‘Pandemic fatigue’, sulla quale ha messo in guarda anche l’OMS, portino a fare degli acquisti di impulso, non salutistici. Oggi, infatti, dopo il boom del biologico e del consumo di frutta e verdura che avevano caratterizzato il primo lockdown del 2020, i consumi sono cambiati e anche l’approccio all’ortofrutta è di difficile interpretazione”. È quindi fondamentale oggi ribadire con forza il valore che la frutta e la verdura di stagione hanno in termini di salute pubblica, poiché come sappiamo sono alla base della Dieta Mediterranea e della piramide alimentare. Questo è importante anche per i risvolti economici, poiché il settore è strategico per il nostro Paese e “occorre vigilare su come viene trattata e raccontata l’ortofrutta”.
Una comunicazione innovativa ed efficace per un comparto forte, ma frammentato
Gran parte dell’impegno dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta, infatti, è rivolto al linguaggio e alla comunicazione, e questo è già un fatto nuovo: “Sì, è un approccio femminile: il settore dell’ortofrutta è un settore molto maschile, è venuto il momento di dare una visione femminile e la nostra Associazione lancerà a breve un progetto per promuovere un nuovo alfabeto nella comunicazione dell’ortofrutta, per cambiare la percezione del settore, che viene spesso considerato scontato. Invece è importante comunicare con passione, parlare diversamente al consumatore per coinvolgerlo, raccontando le eccellenze italiane dell’ortofrutta, che sono tante e straordinarie”.
È un progetto molto ambizioso, che l’Associazione porta avanti puntando sull’appoggio della GDO, dell’Horeca, della ristorazione e di tutto il settore: “cerchiamo collaborazione e personalmente sogno una coesione nel sistema dell’ortofrutta che è un comparto molto forte, ma anche molto frammentato e questo crea debolezza. Sarebbe bello, invece, essere uniti e promuovere i valori del made in Italy, che sono la qualità, ma anche la sostenibilità” sottolinea l’intervistata, evidenziando come, ad esempio, gli italiani sono stati i fautori dell’agricoltura integrata e del movimento biologico, ma pochi se lo ricordano.
Il settore dell’ortofrutta italiano, invece, è da sempre innovativo, per questo l’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta ha istituito fin dal 2017 il premio Danila Bragantini all’innovazione in ortofrutta, dedicato a donne del settore: “Danila Bragantini è stata un’imprenditrice veneta brillante che ha rotto la cupola di cristallo e il premio nasce proprio con l’intento di valorizzare e dare vita alle idee delle donne del settore, per mostrare quante di loro lavorano dietro le quinte per l’innovazione, ad esempio, varietale, di prodotto, di comunicazione. Quest’anno la premiazione avverrà il 18 giugno a Bari all’aperto, speriamo sia una rinascita”.
Le Donne dell’Ortofrutta hanno da poco festeggiato il terzo compleanno, con il rinnovo del CDA, per questo chiedo all’intervistata quali sono gli obiettivi per il futuro: “uscire dai confini dell’ortofrutta, per raggiungere con i nostri progetti e le nostre attività, consumatori e opinion leader. Inoltre, vogliamo trovare dei sostenitori e allargare il nostro network, perché no, anche a uomini che ci credono come noi e per fortuna ce ne sono!” conclude Alessandra Ravaioli.
Non possiamo che condividere l’augurio e continuare a seguire le loro attività. E voi cosa ne pensate, qual è il valore aggiunto delle donne nella filiera agricola?
Leggi anche
L’articolo Le Donne dell’Ortofrutta: “serve un nuovo alfabeto per raccontare le eccellenze italiane” sembra essere il primo su Giornale del cibo.