Se oggi possiamo concedervi questo approfondimento sul gulash è soprattutto grazie a una persona: Gabriele Facagni. Giovane chef di origine ungherese – in particolare di Gyula, un paese sul fiume Fehér-Körös in provincia di Békés, ai confini con la Romania – vive da anni a Bergamo, dove sta frequentando una scuola per diventare cuoco. Ma torna spesso in Ungheria, anche perché lì vivono ancora molti dei suoi parenti, tra cui suo nonno Csak Istvàn e Sàndor Juliska, un’amica di famiglia, che Gabriele ha intervistato per noi sul gulash. Ricordiamo, infatti, che per quanto questo piatto nel tempo si sia diffuso ovunque, la sua patria d’origine resta proprio l’Ungheria. Dunque, andiamo alla scoperta delle origini del gulash ungherese e delle sue varianti, di cui ci racconta Gabriele.
Il gulash è una minestra lunga e consistente a base di carne di manzo, paprika, verdure, patate o gnocchi di farina (chiamati qui csipetke, ovvero “pizzico”, dal movimento e dalla forma degli gnocchi), di solito cotta sul fuoco nel bogràcs-gulyàs, che sarebbe il paiolo apposito per la cottura del gulash. Ma come vedremo gli ingredienti possono cambiare a seconda delle varianti, così come delle stagioni; infatti, contrariamente a quanto si possa pensare, il gulash non è un piatto che si consuma solo d’inverno: d’estate, ad esempio, quando ci sono più prodotti disponibili, si aggiungono più verdure e di solito si utilizza una carne più leggera, come quella di pollo, anatra, tacchino o faraona.
Di base si tratta di un piatto che in origine nasce povero: infatti, la parola gulyàs significa letteralmente “pastore”. “Il gulyàs-leves si traduce con ‘minestra del pastore’, ma in realtà i pastori, che possedevano i bovini, non hanno mai visto della carne di manzo nei loro gulyàs, perché ancora troppo pregiata e rara per quei tempi”. La carne di manzo, ci spiega Gabriele, è stata poi aggiunta nel corso del XVII, quando la ricetta si diffuse anche tra la borghesia, diventando un piatto sempre più comune nella cucina del paese. In particolare, in questo periodo, l’Ungheria stava affrontando una serie di rivoluzioni causate dal dominio dell’Impero Austriaco degli Asburgo; per questo si sentiva il bisogno di unificare il paese per ottenere l’indipendenza, cioè di trovare elementi che favorissero un senso di coesione e appartenenza, dalla letteratura alla musica, fino alle danze, all’abbigliamento, ai costumi, al cibo o alle bevande. È in questo contesto che il gulash è diventato popolare, contribuendo così all’unificazione del paese e alla costruzione di un’identità. Nel tempo poi questo piatto si è diffuso notevolmente anche negli stati confinanti: si trova infatti in Romania, Moldavia, Ucraina, Polonia, Russia, così come in tutti i paesi del Caucaso e dei Balcani, ma anche in Italia, in particolare nella regione che apre le porte all’est, ovvero il Friuli (ricordiamo la versione della chef Antonia Klugmann). Insomma, il gulash è un molto comune in tutta l’Europa centrale e orientale, dove ovviamente compare in numerose varianti differenti.
Fuori dal suo paese d’origine, il gulash si trova in modi differenti, spesso più asciutto, a volte perfino a base di pesce. Ma anche in Ungheria stessa non è affatto identico, anzi. “Per chi non conosce bene la cucina ungherese, il gulash potrebbe sembrare sempre uguale, anche quando ci sono profonde differenze; alla fine si tratta pur sempre di piatti tutti a base di carne e di colore rosso intenso, dato dalla paprika” spiega Gabriele. Ma in realtà non è così, e in Ungheria possiamo distinguere almeno tre tipologie a seconda del tipo di carne utilizzato e del metodo di preparazione.
Il paprikàs si differenzia sostanzialmente nella preparazione: si stufa la cipolla nello strutto, dopodiché si toglie dal fuoco e si aggiunge la paprika e solo in quel momento si unisce la carne tagliata a cubi e si copre di acqua; di solito in questa variante si utilizza carne di pollo, coniglio, piccione, vitello o agnello. Qui gli gnocchi o le patate vengono aggiunti solo come contorno e non fanno parte direttamente nella minestra. Infine è possibile aggiungere della panna acida nel proprio piatto.
Nel pörkölt, al contrario del paprikàs, non ci sono né strutto né cipolla né acqua e la carne viene messa direttamente senza niente sul paiolo. Lo scopo di questa preparazione è quella di esaltare al massimo il gusto della carne senza l’aggiunta di nessun altro ingrediente; una volta che la carne si è cotta e ben rosolata, vengono aggiunte solo alcune spezie e un goccio d’acqua, poi si serve il tutto con una fetta di pane e dei sottaceti. Questa è ritenuta la variante più antica delle tre, considerata la base del gulash.
La terza e ultima variante, chiamata gulyás, è una sorta di via di mezzo tra le due preparazioni precedenti: “in Ungheria si dice se nem paprikàs, se nem pörkölt, ovvero né paprikás né pörkölt, ma una via di mezzo” continua Gabriele. In questa categoria rientrano tutte le tipologie di gulyás più comuni che si trovano oggi, quelle che seguono la preparazione più classica, in cui di solito si procede così: si fa rosolare la cipolla tagliata grossolanamente nello strutto o nel grasso utilizzato, poi si uniscono le verdure; si possono usare pomodori, peperoni, carote, porri, sedano rapa o altre ancora. Dopodiché si aggiungono le spezie, generalmente cumino, maggiorana, santoreggia e pepe nero, poi sale e paprika, e infine una carne a scelta che può essere di agnello, pecora, maiale, manzo, ma anche pesce, che si ricopre di acqua e si cuoce per diverse ore a seconda della carne utilizzata. Solo verso fine cottura, si aggiungono patate o gnocchi di farina. Il risultato sarà un piatto molto più leggero del pörkölt e del paprikás, con un gusto più delicato e armonico. Ed è questa la versione di cui vi diamo la ricetta, direttamente dal nonno di Gabriele, Istvàn.
“Quando ero piccolo mia mamma preparava spesso una versione più povera ancora, il paprikàs krumpli, che sarebbe un gulash paprikàs di sole patate con qualche fetta di salame per insaporire. Mi ricordo che mio padre se lo portava dietro quando doveva restare fuori tutto il giorno a lavorare nei campi. Poi negli anni l’abbiamo sempre fatto con la carne di maiale, anche perché alleviamo solo suini. In questa zona tanti lo fanno anche con il pesce, in particolare con la carpa, seguendo sempre lo stesso procedimento nella preparazione, ma a me non piace molto” continua Istvàn. “Devo ammettere che il mio preferito è il gulash di piccione o quello classico di manzo”. Ed è proprio questo di cui segue la ricetta originale di Istvàn, che non ha mai cambiato nel tempo. “Tranne una volta in cui ho usato una sorta di concentrato di pomodoro quando non avevo il mio (suriett paradicsonm) fatto in casa”. Un avvertimento: se lo preparate all’interno di un paiolo o di una pentola all’aperto, fate una maggiore attenzione, poiché il gulash rischia di bruciare più facilmente.
Ingredienti per 4 persone
Procedimento
In realtà la stessa versione del gulash cambia anche da una famiglia all’altra, come tutte le ricette di casa. Per questo Gabriele ha raccolto per noi anche quella di Sàndor Juliska, una signora di 73 anni amica di famiglia, che cucinava per matrimoni o battesimi. “In quelle occasioni eravamo almeno una decina di donne perché c’era sempre tantissima carne, visto che la tradizione vuole che la famiglia della sposa offra tutto quello può: maiali, vitelli, polli, mucche e così via (molti macellati proprio per l’evento), da cucinare tutta la notte, dalla sera alla mattina, su grandi paioli posti sul fuoco”. Ma ora vediamo come prepararlo più semplicemente a casa.
Ingredienti per 4 persone
Procedimento
Scommettiamo che vi abbiamo fatto venire una gran voglia di gulash, a maggior ragione con questo freddo. Ma non temete: anche se non avete voglia di prepararlo a casa, ormai si può trovare anche in giro; ad esempio a Milano ci sono alcuni posti che lo fanno, come l’ungherese da Attila sui navigli, o i due ristoranti russi Podvek e Veranda (è ottimo!) o ancora da Uzbek, che fa un mix di cucina georgiana, russa e uzbeka.
E voi, avete mai provato il gulash?
L’articolo Il piatto dell’unificazione dell’Ungheria: origini e varianti del Gulash sembra essere il primo su Giornale del cibo.
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