Il caffè è un piacere quasi irrinunciabile per molti, ma in caso si soffra di ipertensione bisogna stare attenti a quanto caffè introduciamo ogni giorno. L’ipertensione arteriosa è un’importante fattore di rischio cardiovascolare, che aumenta notevolmente il rischio di infarto. E’ una condizione che è indispensabile monitorare e gestire attraverso una sana e corretta alimentazione. In questo campo rientra anche l’abitudine al caffè, che sembra incidere su questo dato. Ma quanto effettivamente? Esiste un momento perfetto per prendere un caffè in caso si ipertensione?
Caffè ed ipertensione, ecco come regolarsi
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Il caffè è noto soprattutto per le sue proprietà toniche e stimolanti, per cui molti lo hanno indissolubilmente legato al rito del risveglio o alla pausa lavorativa. Ma il caffè è anche un momento da condividere, tanto che in molti posti è abitudine portarlo insieme allo zucchero quando si va in visita da qualcuno. Ma quell’effetto si ripercuote negativamente sulla pressione, anche se in realtà tale effetto perdura solo 20-30 minuti dopo l’assunzione. Inoltre alcuni studi affermano come un consumo moderato di caffè, circostanziato ad una, massimo tre tazzine al giorno, non incida negativamente sulla pressione.
Caffè ed ipertensione, cosa c’è di vero?
Alcune ricerche affermano come il consumo abituale di caffè inoltre abbia una funzione preventiva contro il rischio di soffrire di pressione alta. L’aumento di pressione riguarderebbe soltanto i consumatori occasionali, che accuserebbero un aumento della pressione sistolica di circa 8,14 mmHg e di quella diastolica di 5,75 mmHg, relativamente al consumo di 300 mg di caffeina, generalmente corrispondenti a 2 tazzine di caffè. Sembra non esista un momento della giornata più favorevole all’assunzione di caffè, anche se la sera i suoi effetti possono essere maggiormente avvertiti, ma è molto soggettivo. Se si temono gli effetti collaterali del caffè, è comunque consigliabile bere l’ultimo entro le 5 del pomeriggio, o in alternativa, sostituirlo con l’orzo.
