Le date di scadenza non sono tutte uguali: in alcune è riportata la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” mentre su altre l’affermazione è categorica: “da consumarsi entro”. Il motivo risiede nella pericolosità che l’alimento può assumere dopo la data che i produttori, a seguito di numerosi test ed analisi, hanno stabilito essere la shelf life del prodotto. Certo è che questo non si autodistrugge solo perché è passata la data posta sulla confezione. Nei test viene spesso prevista una conservazione non perfetta, e altre variabili. In ogni caso la prima dicitura indica che il prodotto, magari pur perdendo alcune caratteristiche organolettiche o qualitative si mantenga sostanzialmente buono. La seconda ci dice che il prodotto potrebbe non essere più commestibile. Perché rischiare? Ecco cosa succede se mangi mozzarella scaduta.
La mozzarella è un alimento delicato in grado di decadere abbastanza facilmente, come tutti i prodotti di origine animale. Mangiare mozzarella avariata ci espone al rischio di contrarre una patologia causata dal batterio Listeria monocytogenes, caratteristico dei derivati del latte e che può sopravvivere anche alle basse temperature del frigo. Con il passare del tempo il batterio ha modo di prolificare sul prodotto, contaminandolo. Ecco perché è meglio non consumare mozzarella scaduta. I sintomi dovuti a questo batterio sono caratteristici delle gastroenteriti infettive. Possono includere nausea, diarrea, dolori muscolari e febbre. Quindi la mozzarella scaduta è sempre da buttare?
Se la mozzarella è scaduta da 2-3 giorni, si può ancora impiegare in ricette che la prevedano cotta. Si può utilizzare ad esempio per la parmigiana, le lasagne, la mozzarella in carrozza o sulla pizza. A patto ovviamente che l’aspetto, la consistenza e l’odore della stessa fossero buoni. Prima di procedere con l’utilizzo quindi verificate che la mozzarella non abbia cambiato colore, che non presenti muffe o alterazioni della superficie. Potrebbe aver perso profumo, ma l’odore deve essere quanto meno neutro, ovvero ne acido ne rancido. In ultimo assaggiate un piccolo pezzo per assicurarvi che il sapore sia buono prima di procedere con l’utilizzo si qualsiasi pietanza. La cottura a 72° per alcuni minuti uccide questi batteri, ma non può far “resuscitare” un prodotto andato a male. Ma una volta appurato che il prodotto sia ancora integro, potete procedere al suo recupero tramite la cottura.
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