Si tende a pensare al pane come ad un prodotto resistente e sicuro, anche perché è uno degli alimenti protagonisti del riciclo alimentare per eccellenza. Una volta -non milioni di anni fa, parlo delle nostre nonne o per i più giovani, le bisnonne! – il pane veniva fatto anche in casa, magari nel forno a legna. L’accensione del forno era impegnativa e richiedeva un certo numero di risorse e tempo. Per questo c’era l’abitudine di cuocere molte pagnotte che, man mano che indurivano, cambiavano “destinazione d’uso”. Il pane veniva usato prima fresco, poi inzuppato magari nel latte e caffè, e ancora tramutato in polpette, poi diventava la base per zuppe e minestre ed infine, se proprio rimaneva, fungeva da cibo per conigli e galline. I tempi sono cambiati, e in parte anche il pane. Oggi si è persa l’arte di serbarlo con cura, e può capitare facilmente che sviluppi muffe. Ma cosa succede se mangi la muffa del pane?
Pane con la muffa, cosa succede se lo consumiamo ugualmente
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Per qualche strana ragione, la muffa associata al pane non instilla il giusto grado di minaccia e spavento. Forse perché con alcuni frutti o formaggi non ci facciamo problemi ad asportare la parte muffita e consumare il resto. O forse è la martellante voce che durante l’infanzia ci perseguitava dicendo di non sprecare mai il pane! L’affermazione è buona solo se si agisce in via preventiva: la muffa del pane è una delle più pericolose perché in grado di spargersi sulla superficie del cibo molto rapidamente. Inoltre non è visibile da subito, anche se odore e consistenza del pane risultano già alterati. Può penetrare il pane in profondità molto in fretta, contaminando l’intero alimento.
Muffa del pane: un solo prodotto, tanti tipi
Il pane è la superficie ideale per lo sviluppo di vari tipi di muffe, molte delle quali altamente nocive. Alcune sono in grado di produrre sottoprodotti tossici noti come micotossine, con vari gradi di velenosità o, come nel caso dell’aflatossina, risultare cancerogene. La muffa purtroppo viaggia grazie alle spore presenti nell’aria e si sviluppa in presenza della giusta temperatura ed umidità. L’unica cosa da fare è tenere il pane in un luogo fresco ed asciutto, mantenendolo in grado di traspirare (si ai panni di stoffa, ai porta pane in legno, alle cassapanche e alle madie pensate una volta esattamente con questo compito). Se non siete grandi consumatori di pane o non siete dediti al riciclo dello stesso, meglio comprarne poco per volta e, per le emergenze, affidarsi al pane precotto da tenere in casa e cuocere in assenza del pane fresco.