L’anguria è il frutto più agognato con il caldo estivo: è croccante, dolce, e se conservata in frigo anche rinfrescante oltre che dissetante. Grazie al suo elevato apporto di liquidi -l’anguria ne è comporta per il 94%- ha proprietà diuretiche e detossinanti. L’anguria contrasta la cellulite, il gonfiore e i ristagni linfatici. Ma è corretto consumare l’anguria come spuntino, o è preferibile associarla ai pasti? Ebbene, entrambe le situazioni apportano vantaggi e svantaggi. Vediamo quali.
Tutta l’acqua contenuta dall’anguria non apporta solo vantaggi. Ha anche l’effetto di diluire i succhi gastrici, diminuendone l’efficienza e rendendo difficoltosa la digestione. Da questo punto di vista andrebbe di certo consumata da sola. D’altra parte l’anguria contiene degli amminoacidi irritanti per la mucosa gastrica. Occasionalmente possiamo manifestare bruciore di stomaco e disagi. Secondo alcuni nutrizionisti quindi il momento migliore per consumare anguria sarebbe 2-3 ore dopo i pasti, così da non essere del tutto a stomaco vuoto, ma senza neppure affaticare o compromettere il processo digestivo.
Mangiare anguria a stomaco vuoto può peggiorare la sintomatologia e il decorso di eventuali ulcere gastriche e dell’ulcera duodenale. La polpa dell’anguria è ricca di acido ascorbico, irritante per la mucosa. Inoltre a causa del suo effetto diuretico, se consumata a digiuno l’anguria può causare disidratazione con conseguente squilibrio elettrolitico. Attenzione però: in un organismo sano, poca anguria a digiuno non avrà effetti deleteri. L’importante come sempre è non eccedere con i quantitativi. Bisogna invece evitare in caso si soffra già di ulcere, reflusso gastroesofageo o problemi digestivi.
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