Quando vi sono alimenti ritirati dal mercato, il motivo può essere un rischio chimico, fisico o biologico: ecco cosa significa.
Il Ministero della Salute impone il ritiro di prodotti alimentari dagli scaffali dei supermercati in via precauzionale nel momento in cui la salute del consumatore potrebbe essere messa a repentaglio. Questo può succedere quando in un determinato alimento, o in una parte di esso, vengono rilevati valori superiori alla soglia consentita di determinate sostanze o oggetti indesiderati che costituiscono un rischio chimico, fisico o biologico. Ma cosa significa e che differenza c’è tra le tre tipologie di rischio negli alimenti ritirati?
Il rischio chimico è presente quando nel prodotto incriminato vengono rilevate sostanze chimiche indesiderate oppure in quantità superiore al consentito. Il contatto del prodotto con la sostanza può avvenire in qualsiasi momento, dal trasporto, all’etichettatura, alla lavorazione delle materie prime e così via. Alcune sostanze possono essere estremamente tossiche e pericolose per l’essere umano, così il prodotto viene ritirato dagli scaffali in via precauzionale.
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Per quanto riguarda il rischio fisico, invece, un oggetto indesiderato può entrare in contatto con il prodotto e la lista è davvero lunga: , legno, vetro, materiali ferrosi, plastiche, materiale derivante dagli operatori, capelli, peli, unghie, abbigliamento non consono, infestazioni o presenza di parti di infestanti.
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Infine, il rischio biologico è probabilmente il più pericoloso per la salute del consumatora perché in questo caso il prodotto in questione entra in contatto con germi patogeni, virus o batteri come la salmonella, alcune muffe e lieviti, parassiti e stafilococchi. Il rischio viene misurato con test di laboratorio ed eventualmente il virus, il germe o il batterio viene eliminato.
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