Abbiamo spesso sentito dire di non ricongelare assolutamente il cibo già congelato. Ma difficilmente troviamo qualcuno in grado di spiegare anche le motivazioni per cui non farlo, e altrettanti non saprebbero dire se effettivamente nuoce alla salite o meno. Il motivo per cui è bene non ricongelare il cibo risiede nel motivo stesso per cui questi viene congelato. Con il freddo si blocca il processo di degradazione degli alimenti e si impedisce la proliferazione dei batteri. E’ bene sapere che ogni cibo ha una durata data da una combinazione di tempo e temperatura. Più passa il tempo, più i batteri sul cibo aumentano, e lo fanno ancora più velocemente in presenza di caldo. Conservare il cibo a -18° arresta il processo di moltiplicazione di virus e batteri, ma non li elimina. E una volta estratto un alimento dal congelatore questi microorganismi ricominciano subito a crescere e riprodursi.
Come comportarti con il cibo congelato
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Nessuna paura: è sufficiente cuocere gli alimenti scongelati per eliminare questi microorganismi, che generalmente periscono a temperature intorno gli 80° mantenute per almeno 10 minuti. A quel punto il cibo, oramai cotto, può essere nuovamente congelato in tutta sicurezza. E’ sconsigliato scongelare gli alimenti a temperatura ambiente perché, come spiegato prima, il calore favorisce la rapida crescita dei batteri. Meglio seguire le istruzioni riportate nell’etichetta dei surgelati e, dove assente, provvedere a scongelare gli alimenti in frigo, nel forno a microonde secondo il programma apposito, o direttamente in cottura.
Altri problemi del cibo scongelato e ricongelato
Un altro valido motivo per non ricongelare cibi di cui è stata interrotta la catena del freddo è che questi subiscono inevitabilmente un cambio di consistenza. Sia perché il cibo, scongelandosi, diventa di suo “molliccio”, sia perché il raffreddamento ottenibile con la surgelazione domestica è molto più lento di quello industriale. Avverrebbe dunque che i liquidi contenuti nell’alimento formino cristalli di ghiaccio di grandi dimensioni, in grado di rompere la struttura e le fibre dei cibi, causando una perdita qualitativa e spesso organolettica.