Il tonno in scatola è uno dei prodotti più diffusi nella dispensa degli italiani. Per molti è una delle poche occasioni di mangiare pesce, perché pulirlo non è semplice e non tutti sono capaci. Inoltre il tonno in scatola è economico, versatile, buono anche tal quale, senza bisogno di cottura o elaborazioni. Può diventare l’ingrediente di risotti, pasta al tonno, insalata di riso, pomodori ripieni, tramezzini tonno e pomodoro… tutti piatti rapidi o buoni anche freddi e che, in estate, diventano protagonisti della tavola e anche delle gite fuori porta. Il tonno in scatola è persino più economico di quello fresco, perché le aziende conserviere riescono ad acquistarne in buon numero e in maniera costante, strappando un prezzo necessariamente “migliore” di quello che viene sottoposto al piccolo consumatore.
Tonno in scatola… perché si
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Il tonno in scatola dunque è un buon prodotto che può venirci in soccorso nelle calde giornate estive, quando si vuole evitare ad ogni costo di accendere i fornelli. Inoltre è una fonte semplice di acidi grassi omega 3. Queste sostanze sono essenziali per prevenire le malattie cardiovascolari e controllare i trigliceridi, oltre che la pressione sanguigna. Il tonno ha anche un effetto benefico sulla memoria e sull’umore. E’ comunque preferibile non superare la dose di una o due scatolette da 50 gr la settimana.
Tonno in scatola: perché no. Ecco cosa può accadere
Attenzione però, perché il tonno in scatola può contenere alcune sostanze nocive per la salute umana, in particolare se assunto in maniera costante e prolungata. Il tonno infatti rischia di accumulare metalli pesanti, a causa dell’abitudine dei tonni di nutrirsi di pesci piè piccoli che, a loro volta, assorbono questi metalli. Secondo l’OSM, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, anche minime quantità di metalli pesanti possono causare problemi renali e al sistema nervoso, oltre che inficiare il sistema immunitario e quello circolatorio.