La categoria “cibo scaduto” è decisamente troppo ampia per poter stabilire cosa possa accadere o meno. Il cibo non si decompone ne diventa tossico al sopraggiungere della data di scadenza, che per altro è in genere calcolata con un certo margine. Per stabilire quando un alimento perde le caratteristiche di commestibilità infatti il cibo viene sopposto a dei test. Questi prevedono condizioni di conservazione estreme e assolutamente non ideali. Ad esempio il prodotto viene sottoposto a caldo o freddo o a sbalzi di temperatura, oppure pressato, o tenuto fuori dalla propria confezione. Nel frattempo si osserva quanto tempo il prodotto si mantenga uguale in condizioni ideali. La data di scadenza viene elaborata a partire dalla conoscenza di entrambi i risultati. Va da se che in condizioni perfette, il prodotto può durare di più della data prevista.
Cibo scaduto, attenzione alla dicitura
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Prestate particolarmente attenzione alla scritta riportata sul prodotto. Se c’è scritto “consumare preferibilmente entro il” significa che in base alle condizioni di conservazione il prodotto resta commestibile anche superata la data indicata. Ovviamente è bene verificare lo stato del prodotto, ovvero consistenza, odore e colore del prodotto e, prima di procedere con il consumo o la cottura, assaggiarne una piccola parte per vedere se il sapore è cambiato. Nel caso la scritta indichi “consumare entro il” invece non c’è margine. Indica che il prodotto perde, se non le sue condizioni di commestibilità, quanto meno le sue proprietà organolettiche. Inutile correre rischi in quel caso: meglio buttare tutto.
Cosa succede se mangio comunque un prodotto scaduto?
I sintomi a seguito dell’ingestione di prodotti scaduti variano molto dal semplice mal di pancia, passando per il gonfiore addominale, episodi di aerofagia, fino al mal di stomaco, nausea, vomito. Nei casi più gravi può sopraggiungere l’intossicazione alimentare, con abbattimento, febbre e persino sintomi neurologici. Nei casi peggiori questa sintomatologia può causare anche danni permanenti agli organi, anche permanenti. Meglio evitare persino di annusarli, quanto meno per evitare di affidarsi ad un fattore non dirimente. Non tutti i batteri emettono infatti cattivo odore.