L’agricoltura italiana sta mutando. Ce lo dicono i rapporti sul cambiamento climatico, ma anche i fenomeni atmosferici straordinari che, con sempre maggiore frequenza, si abbattono sulle nostre campagne. In una situazione di transizione e difficoltà, molte realtà agricole hanno adottato la filosofia della resilienza e si sono reinventate modificando i prodotti proposti, altre ancora sono nate puntando direttamente su cibi che fino a qualche anno fa erano noti soltanto a una nicchia e invece adesso sono sempre più mainstream. Spesso, poi, si tratta di colture originarie di luoghi lontani – come l’Asia o l’America Latina – che ora trovano condizioni climatiche ideali per essere coltivate anche nel nostro Paese.
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Aziende agricole ed enti ricerca, parallelamente e talvolta insieme, si sono concentrate proprio su alimenti nuovi, come i superfood, e hanno immaginato come coltivarli e produrli in Italia, riducendo l’impatto ambientale e favorendo un prodotto a km zero. Non sorprende dunque che ad Argenta, a pochi chilometri da Ferrara, abbia preso avvio la prima filiera al 100% italiana e sostenibile della quinoa. E non soltanto, i ricercatori dell’Università di Firenze hanno studiato questa coltura per sviluppare QUIPU, una variante al 100% italiana elaborata proprio per rispondere alle caratteristiche climatiche della Penisola. Questo ricco cereale, prezioso dal punto di vista tradizionale, oggi viene dunque coltivato anche qui. Scopriamo come!
Quinoa, uno pseudocereale prezioso coltivato ora anche in Italia
La quinoa è uno pseudocereale naturalmente privo di glutine, originario del Sudamerica e dalle molte proprietà benefiche. In particolare, è un’ottima fonte di fibre, che contribuiscono a mantenere i corretti livelli di colesterolo nel sangue, ed è facilmente digeribile, caratteristica che la rende preziosa per la salute dell’intestino. Il successo della quinoa è dettato proprio dalla sua versatilità: essendo naturalmente gluten-free e ricca di fibre e proteine è molto utilizzata da chi soffre di celiachia, intolleranza al glutine, vegetariani e vegani.
Questa pianta erbacea, inoltre, si adatta facilmente a terreni e climi di vario tipo. Cresce con facilità anche in condizioni di estrema di siccità, temperatura e salinità, mentre soffre le gelate, soprattutto durante il periodo della fioritura. Queste ragioni fanno sì che, già da alcuni anni, sia coltivata anche in Italia, a partire da alcune Regioni del centro-nord come la Toscana e l’Emilia-Romagna.
Quipu: la quinoa italiana sviluppata dall’Università di Firenze
La combinazione tra le interessanti caratteristiche nutrizionali e la crescente domanda sul mercato ha fatto sì che, da circa 20 anni, anche i ricercatori dell’Università di Firenze si siano dedicati alla quinoa. Il risultato dell’esperienza di ricerca è Quipu, una varietà 100% italiana di questo pseudocereale coltivata a Cesa, in provincia di Arezzo.
Come spiega il professor Paolo Casini, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) e coordinatore del progetto, “le indubbie qualità di questa pianta e la sua potenziale redditività hanno attratto l’attenzione di molti agricoltori italiani che da alcuni anni la stanno introducendo negli ordinamenti colturali, soprattutto in regime di agricoltura biologica.”
Quipu, i cui diritti sono stati depositati presso il Community Plant Variety Office per sfruttarne commercialmente l’utilizzo, presenta il vantaggio di adattarsi con molta facilità al fotoperiodo mediterraneo, molto diverso da quello andino da cui la coltura ha origine. Seconda differenza riguarda le proprietà: l’alterazione genetica operata dai ricercatori permette alla quinoa di svilupparsi compiutamente anche in Italia e, in questo modo, mantenere tutte le caratteristiche intatte.
Infine, il team dell’Università di Firenze solleva anche un tema etico e ambientale. Come è accaduto per l’avocado, l’aumento della domanda globale di quinoa ha anche avuto un risvolto negativo sulle aree di origine. Maggiore richiesta ha portato a danni ambientali, aumento dei prezzi e ha fatto sì che per parte della popolazione andina di Bolivia e Perù la quinoa non fosse più accessibile. Ciò comporta effetti devastanti in termini di salute: questo pseudocereale è molto ricco e, da solo, assicura molti nutrienti di qualità che, se sostituiti, possono peggiorare i livelli di sicurezza alimentare locali.
Una filiera al 100% italiana e sostenibile della quinoa: nasce QUIN
Il messaggio lanciato dai ricercatori è stato colto e raccolto da diverse aziende sul territorio nazionale, tant’è che oggi la produzione di quinoa in Italia ha preso piede. In Emilia-Romagna, in particolare ad Argenta a pochi chilometri da Ferrara nell’area del pre Parco del Delta del Po, è stata sviluppata la prima filiera della quinoa made in Italy.
Promosso dall’Azienda Agricola Tundo Sebastiano, il progetto di QUIN è caratterizzato dal bilanciamento tra tutela dei valori nutrizionali della quinoa e di quelli della sostenibilità ambientale, dalla coltivazione biologica che segue la rotazione dei terreni al consumo. Infatti, oltre alla produzione in sé dello pseudocereale, questo viene trasformato e proposto direttamente al consumatore.
La varietà coltivata è caratterizzata da un basso contenuto di saponine, che sono delle sostanze amare che normalmente ricoprono i chicchi importati. Questo tipo di prodotto, invece, non viene decorticato e, di conseguenza, permette la conservazione di tutte le proprietà integrali di ciascun chicco.
Spesso la quinoa è consumata al naturale, come gli altri cereali, ma può essere la base per realizzare farine adatte a preparazioni dolci e salate. All’interno della filiera QUIN, i lavorati a base di quinoa sono realizzati dall’azienda agricola La Romagnola Bio. Ai prodotti da forno, si affianca anche un piccolo locale dal nome AgriPub, sempre ad Argenta, dove poter assaggiare e quindi scoprire le sfaccettature di questo alimento portate in tavola da chi le conosce meglio.
E voi, già consumate la quinoa?
L’articolo Dal Sudamerica allo Stivale: la prima filiera italiana della quinoa, pseudocereale dai mille benefici sembra essere il primo su Giornale del cibo.