Salute

5 pericoli delle pesche per la glicemia: ecco le più rischiose

Un tempo era opinione diffusa che in caso di diabete o glicemia alta la frutta andasse eliminata dalla propria dieta. Oggi sappiamo che non è così, anzi: la frutta è indispensabile al corretto funzionamento del nostro organismo, e raramente costituisce un problema per la glicemia. Esistono solamente pochi frutti che è bene evitare per contrastare la glicemia alta. Si tratta di datteri, fichi, uva, cachi, melone ed anguria. La scelta di quale frutta consumare e quale evitare si effettua sulla base dell’indice glicemico degli alimenti. Ad esempio melone ed anguria hanno un IG di 75, decisamente alto, vicino quasi a quello della pizza. Altri frutti hanno un IG medio, come nel caso di mele e banane. Ma la maggior parte dei frutti ha un IG che va dai 15 ai 35, considerato basso e quindi ottimale.

Frutta si, frutta no: le pesche sono ammesse in caso di glicemia?

Nonostante la loro dolcezza, le pesche sono poco caloriche (28 calorie ogni 100 gr di prodotto) e con un indice glicemico di 28. Sono ricche di vitamine E e K, oltre ad apportare sali minerali come potassio, magnesio, manganese, zinco e fosforo. Si tratta inoltre di un frutto altamente diuretico, in grado quindi anche di aiutarci ad eliminare gli eccessi di glucosio nel sangue. Certo ovviamente è bene non esagerare e limitarsi ad una pesca al giorno, magari alternandola con altri frutti. Attenzione però, questo fantastico frutto nasconde anche delle insidie, ecco quali.

Pesche, non solo dolcezza: ecco a cosa prestare attenzione

Le pesche andrebbero evitate in chi soffre di calcolosi: contengono infatti alte concentrazioni di ossalati di calcio, sostanza responsabile della formazione dei calcoli renali. Sono invise anche a chi soffre di allergia al nichel, in quanto ne apportano circa 15 μg ogni 100 gr di prodotto. Le pesche possono provocare anche reazioni allergiche in soggetti preposti, scatenando prurito, gonfiore e problemi gastrointestinali. Si tratta anche di un frutto particolarmente delicato e per questo soggetto a numerosi trattamenti in campo. In questo caso bisogna prestare attenzione alla buccia e se il prodotto non è naturale, rimuoverla, pur rinunciando così ad un extra di fibre e vitamine. In ultimo è bene prestare attenzione a non ingerire il nocciolo, ad alto contenuto di amignalina, in grado di rilasciare acido cianidrico se ingerito. Per questo è sempre bene assistere i bambini mentre mangiano questo frutto, o darglielo già sbucciato e privo di nocciolo.

Sara Ester

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